“Piranesi” di Susanna Clarke

Vista la mia passione per Borges, era impossibile che “Piranesi” di Susanna Clarke non mi affascinasse. Arrivata alla fine, infatti, ho provato la sensazione di abbandono che ci lasciano addosso i libri che amiamo. “Piranesi” è arrivato in Italia grazie a Fazi Editore proprio questo febbraio 2021 e ora racconto perché questo piccolo romanzo che rifugge i generi è diventato uno dei miei preferiti in assoluto.

Trama:
Piranesi vive nella Casa. Forse da sempre. Giorno dopo giorno ne esplora gli infiniti saloni, mentre nei suoi diari tiene traccia di tutte le meraviglie e i misteri che questo mondo labirintico custodisce. I corridoi abbandonati conducono in un vestibolo dopo l’altro, dove sono esposte migliaia di bellissime statue di marmo. Imponenti scalinate in rovina portano invece ai piani dove è troppo rischioso addentrarsi: fitte coltri di nubi nascondono allo sguardo il livello superiore, mentre delle maree imprevedibili che risalgono da chissà quali abissi sommergono i saloni inferiori.
Ogni martedì e venerdì Piranesi si incontra con l’Altro per raccontargli le sue ultime scoperte. Quest’uomo enigmatico è l’unica persona con cui parla, perché i pochi che sono stati nella Casa prima di lui sono ora soltanto scheletri che si confondono tra il marmo.
Improvvisamente appaiono dei messaggi misteriosi: qualcuno è arrivato nella Casa e sta cercando di mettersi in contatto proprio con Piranesi. Di chi si tratta? Lo studioso spera in un nuovo amico, mentre per l’Altro è solo una terribile minaccia. Piranesi legge e rilegge i suoi diari ma i ricordi non combaciano, il tempo sembra scorrere per conto proprio e l’Altro gli confonde solo le idee con le sue risposte sfuggenti. Piranesi adora la Casa, è la sua divinità protettrice e l’unica realtà di cui ha memoria. È disposto a tutto per proteggerla, ma il mondo che credeva di conoscere nasconde ancora troppi segreti e sta diventando, suo malgrado, pericoloso.
Susanna Clarke, autrice fantasy fra le più acclamate, torna in maniera trionfale con un nuovo, inebriante romanzo ambientato in un mondo da sogno intriso di bellezza e poesia.


“Piranesi” è uno di quei libri di cui è difficile parlare. Si rischia di dire troppo, si finisce per dire troppo poco. C’è chi ne parla come di un fantasy, chi preferisce identificarlo come un mistery, chi si rassegna – come me – e dice che è tutte queste cose e forse altro ancora. Di certo entrarci dentro aspettandosi qualcosa di preciso (magari per l’etichetta di un genere) è la ricetta per la delusione, né è un libro che deve piacere a tutti i costi (come ogni libro, d’altronde), nonostante ora non si parli d’altro.

Quindi partiamo dalle etichette: ogni definizione che si trova in giro è vera e descrive una parte delle vicende raccontate, ma non il Tutto. E, allo stesso tempo, sarebbero perfettamente adeguati termini quali “metafisico”, “esoterico”, “filosofico”, anche se fanno sembrare il romanzo più pretenzioso di quanto non sia in realtà. Si tratta di una storia atmosferica, ben intrecciata, che a volte ha la consistenza dei sogni e altre ancora rivela tutti i suoi incubi.

Il mondo sembra Completo e Intero e io, suo Figlio, ne sono un elemento integrante, essenziale.

Al centro di tutto questo, la Casa: un’ambientazione suggestiva e riuscitissima, che sembra l’unione infinita di architetture classiche, con vestiboli, antri e statue. Un labirinto pieno di simboli e aperto alle interpretazioni (per questo ho citato Borges!).

Piranesi la percorre, la studia e la venera, registrando tutto ciò che scopre nei suoi diari. Ed è proprio i suoi diari che il lettore legge, fra le cui righe viene raccontato delle maree e dei venti, delle nuvole e delle piogge, con uno stile asciutto che non per questo rinuncia alle suggestioni.

Scopriamo così che Piranesi non è solo: uccelli e pesci popolano le nuvole dei saloni superiori e i mari di quelli inferiori, ci sono i morti ormai ridotti a tredici scheletri, e c’è l’Altro con cui si incontra di tanto in tanto. Mentre Piranesi non sa nulla di chi è venuto prima di lui, dell’Altro ci racconta tutto quello che può: uno studioso, un amante della conoscenza, una mente razionale, l’unico amico che Piranesi abbia mai avuto.

E se all’inizio la lettura è diluita e serve a imbastire tutte queste dinamiche e a far immergere il lettore nell’atmosfera, presto la storia prende il via e il mistero diventa il fulcro centrale delle annotazioni di Piranesi: chi altro c’è nella Casa? l’Altro è convinto che sia un pericolo, ma lo è davvero? sopravviverà alle ostilità del Mondo di Piranesi o finirà come gli altri morti?

L’Altro è convinto che, nascosta da qualche parte nel Mondo, vi sia una Grande e Segreta Conoscenza che, una volta scoperta, ci garantirà un enorme potere.

La bravura della Clarke sta nel prendere le domande più che legittime del lettore e giocarci, provocando le volute emozioni. Se l’ambientazione è il punto di forza più ovvio del romanzo, infatti, la maestria con cui tutto viene mostrato al momento giusto è il motivo per cui tre quarti del libro si divorano tutte insieme, senza prendere fiato.

Non credo voglia essere un libro dalla trama orizzontale estremamente originale, ma che voglia arricchirla con altri aspetti, che io ho trovato riusciti. I temi toccati, per esempio, sono tanti e vengono tutti affrontati in modi interessanti: il desiderio di conoscenza, il tempo e la memoria, la solitudine, il modo in cui le nostre esperienze possono cambiarci drasticamente, e quindi l’identità; il tutto con rimandi alla mitologia classica e al pensiero filosofico.

Non posso né voglio parlarne oltre, perché leggerlo sapendo poco è un’esperienza bellissima che mi ha trasportata nella Casa per tutto il tempo della lettura.

La bellezza della Casa è incommensurabile; la sua Gentilezza, infinita.

Consigliato a chi ama Borges, a chi vuole restare incollato alle pagine, a chi vuole vivere le ambientazioni delle storie che legge, e a chi non ha paura di perdersi nei labirinti (più o meno metaforici) della mente umana!

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