“Nel freddo e nella notte” di Silvia Torani

 “Nel freddo e nella notte” è un thriller soprannaturale con un’atmosfera da brivido (letteralmente, vista l’ambientazione nordica), personaggi incredibili ed elementi queer. Il romanzo è una pubblicazione indipendente uscita proprio questo ottobre 2022 che si può trovare su Amazon in cartaceo e per kindle e in ebook sui maggiori store online.

Trama:

Ci sono storie che non vogliono essere dimenticate.

La dodicenne Sidny Bjerke scompare nella notte polare e una creatura misteriosa si aggira affamata ai confini della valle. L’inverno a Longyearbyen, paese di duemila anime affacciato sull’Artico, è un lungo buio che dura quattro mesi. Se si vuole ritrovare Sidny ancora viva, bisogna agire subito e sapere come muoversi in un ambiente freddo e ostile. Nessuno però si aspetta che le indagini vengano affidate proprio alla detective Artemis Hansen, l’ultima arrivata sull’isola.

Alle Svalbard Artemis cerca una nuova casa dove vivere la propria identità di donna trans senza conflitti e sensi di colpa. Per gli abitanti di Longyearbyen è un’estranea, e non sarà facile ottenere la loro fiducia per ritrovare la bambina scomparsa. Il detective Martin Radlov si offrirà di aiutarla, ma un mistero vecchio di trent’anni lo perseguita: un’altra bambina scomparsa nel nulla il cui fantasma continua a tormentarlo.


Ho avuto la fortuna sfacciata di poter leggere questo romanzo in anteprima e devo confessare che l’ho divorato. Lo stile asciutto e diretto con cui la storia viene raccontata si sposa alla perfezione con i fatti crudi e il ritmo serrato degli eventi, ma non trascura una certa meraviglia sia davanti all’estremamente bello – come l’aurora boreale – sia davanti all’estremamente brutto – come i momenti orribili e cupi che accompagnano l’indagine della protagonista, Artemis.
E proprio attraverso gli occhi di Artemis scopriamo cosa vuol dire cambiare vita per trasferirsi in un luogo remoto e difficile come Longyearbyen, cosa significa essere la nuova arrivata e trovarsi per le mani un mistero complesso e delicato, cosa significa – anche – essere una donna trans e dover affrontare ulteriori sfide oltre quelle che la scomparsa di una bambina già comporta.

«Avevo bisogno di ritagliarmi degli spazi che fossero solo miei, di trovare un nuovo equilibrio. Sono fortunata, la maggior parte delle persone non può permettersi di farlo.»

Ma questa storia non è solo ciò che ci si aspetta, perché da buon thriller soprannaturale introduce da subito elementi inquietanti la cui spiegazione va oltre la realtà dei fatti nuda e cruda. E questo è forse l’aspetto che più ho amato nel leggere questo libro (secondo forse solo ai personaggi, di cui è incredibilmente facile innamorarsi). Ogni singolo elemento si sposa alla perfezione con gli altri, tutto si incastra al suo posto, i sospetti si moltiplicano e ogni pista potrebbe essere quella giusta. Insomma, si segue ogni scoperta di Artemis trattenendo il respiro, consapevoli che c’è molto di più dietro gli eventi a cui stiamo assistendo.
Non è facile far sì che tutto risulti credibile in un genere come questo, ma qui ogni singola scelta dei personaggi ha le sue ragioni d’essere, dal motivo per cui l’indagine viene affidata proprio ad Artemis a tutte le strade che verranno prese nel corso della storia; così come gli elementi soprannaturali sono legati ai luoghi, alle leggende e agli stessi eventi che compongono la storia, e non risultano mai fuori posto.

[…] ogni volta che di notte accadeva qualcosa di strano, ogni volta che si rompeva una finestra o un traliccio crollava, mia nonna diceva: “È la polarjenta che si vendica”.»

Ma, come ho detto, la parte che ho preferito sono proprio i personaggi. Io amo leggere storie in cui le interiorità vengono trasmesse dai piccoli dettagli, e il romanzo è pervaso da queste accortezze. Così i personaggi escono vividi dalle pagine per come parlano, per come si muovono, per come ragionano e per tante altre ben più piccole caratteristiche. E il loro passato recente e lontano li ha formati – un aspetto ricorrente nel corso della storia –, rendendoli le persone che ci troviamo a conoscere, sia in modi evidenti che fra le righe. Artemis prima fra tutti, ovviamente, ma anche personaggi come Maya, Martin, la governatrice Svestad…
Le interazioni, poi, non fanno altro che dare risalto a queste caratterizzazioni, di qualsiasi tipo esse siano. In più punti mi sono ritrovata a fare il tifo per una dinamica o un’altra, a maledire gente nella mia mente o a pensare “oh no, non tu!”.

«E tu? Hai mai pensato di lasciare le Svalbard?»
«Non potrei mai. Prima o poi sarò costretto ad andarmene, ovviamente, ma fino ad allora…»
«Perché?»
«Non c’è nessun altro posto al mondo come questo, non mi sentirei a casa da nessun’altra parte.»

Un’altra grande protagonista di questa storia, però, è l’ambientazione. Le descrizioni dei luoghi mi hanno fatto respirare l’aria gelida, mi hanno fatto alzare la testa verso il cielo illuminato dall’aurora boreale, mi hanno fatto sentire il buio perpetuo della notte polare, mi hanno fatto rabbrividire e meravigliare. Non solo, l’ambientazione è legata a doppio filo a ogni singolo aspetto della storia, da quelli più banali (non sono trascurati, per esempio, tutti i rituali che riguardano il vestirsi per un ambiente così ostile) a quelli più sottili che meritano di essere scoperti senza anticipazioni.
Quando un’ambientazione non fa solo da scenografia ma è parte integrante e vivida della storia, quando i luoghi si riflettono nelle caratterizzazioni dei personaggi e influenzano gli eventi in modo evidente, io mi dimentico di stare leggendo e inizio a vivere quello che viene raccontato.

Ora che la stanza è buia, lo spiraglio di cielo oltre le tende illumina i mobili con la luce flebile di un fantasma. Scosto la tenda. La bufera è passata. Nastri di luce verde e rosa danzano nel cielo sopra distese di ghiaccio e montagne come riflessi arcobaleno su un mare di petrolio.

Infine, voglio spendere due parole per i temi del romanzo. Ovviamente già dalla trama è possibile intuire che non ci si trova davanti a una storia facile. A tratti si è trattato proprio di un pugno nello stomaco e in più scene la storia va in posti emotivamente difficili. Tutto questo per me è un grosso punto a favore di “Nel freddo e nella notte”, perché quando leggo un romanzo di questo tipo voglio provare emozioni, e questa storia me ne ha fatte provare molte. Mi sono commossa, ho sorriso, ho provato tenerezza, paura, rabbia…
Non si può chiedere di meglio quando si apre un libro.
Come sempre, però, attenzione a eventuali temi che potrebbero turbare come la transfobia, la violenza e tutto ciò che può riguardare la scomparsa di una bambina.
Mi sento di sottolineare che nessuno dei temi del romanzo, neanche fra quelli più forti e difficili, è mai introdotto per puro dramma. Come ogni aspetto di questa storia, anche quelli più crudeli sono ben integrati e trattati con il giusto tatto. Non viene tolto nulla a quanto siano difficili, ma non vengono amplificati prendendosi spazi che li renderebbero un meccanismo narrativo.
Sono reali, e con questo senso di realtà arrivano dritti dritti a noi che leggiamo.

Ho sempre amato il buio.
Sono le dieci del mattino e il cielo è nero. Mi piacerà vivere a Longyearbyen, per lo meno d’inverno.

Consiglio “Nel freddo e nella notte” a chiunque voglia un thriller soprannaturale in grado di toccare punti sensibili del suo animo senza rinunciare a un ritmo serrato e a un mistero complesso, a chi apprezza che i suoi libri trattino anche tematiche queer, a chi vuole innamorarsi di personaggi estremamente reali e a chi vuole visitare le isole Svalbard e sorprendersi di fronte alle meraviglie della natura… e alle oscurità dell’animo umano.

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