La caduta del NaNoWriMo

Chi mi conosce da un po’ sa quanto mi piaccia partecipare agli eventi di scrittura come il NaNoWriMO, per quanto io tenda a costruirmi da sola i gruppi di scrittura e faccia poco affidamento su forum e chat ufficiali. Ho sempre amato il senso di comunità che sono in grado di creare, il sostegno fra persone che scrivono e – nello specifico caso del National Novel Writing Month – la gratuità di ogni aspetto e il fatto che si tratti di un’iniziativa nata “dal basso”.

Eppure eccomi qui, a scrivere questo articolo per chi non ha idea di cosa sia successo negli ultimi anni, ovvero: la caduta del NaNoWriMO.

Attenzione alcune parti di questo articolo riportano dei trigger warning da non sottovalutare. Inoltre, avverto già da ora che userò molti “sembrerebbe” e “parrebbe” perché certe organizzazioni hanno la denuncia facile pure per articoli che leggiamo in tre.


Cos’è il NaNoWriMo?

Il National Novel Writing Month è un evento nato negli Stati Uniti nel 1999 che ha lo scopo di spronare chi scrive a completare la bozza di un romanzo (50000 parole) in un solo mese (novembre).

L’evento ha poi preso sempre più piede, si è allargato geograficamente e numericamente, è diventato un’organizzazione no-profit e ha raccolto sponsor (punto fondamentale) per mantenere ogni aspetto gratuito, compresa l’organizzazione di eventi dal vivo e online che coinvolgono persone di ogni età (altro punto fondamentale).

Non è mai servito nulla di speciale per partecipare, se non la voglia di mettersi alla prova e una certa resistenza all’ansia da prestazione. Spesso non si vince, ma si scrive più di quanto non si farebbe gli altri mesi dell’anno.

Inkitt (2022)

La prima scelta discutibile di chi organizza e gestisce il NaNoWriMo è stata la collaborazione con Inkitt (ad oggi a capo dell’app Galatea) sponsor fra gli altri dell’edizione del 2022. Ora, io non so nulla di Inkitt se non quello che ho raccolto per questo articolo e di cui farò un breve riassunto, quindi non ho esperienza di prima mano da riportare nonostante un paio di persone abbiano fatto proselitismo neanche fosse uno schema piramidale. Posso solo riportare l’opinione generale (e personalissima) di variə autorə secondo cui si tratterebbe di una piattaforma non proprio limpida.

Inkitt parrebbe essere un sito sullo stile di Wattpad su cui caricare e leggere storie e, se la questione si fermasse a questo, non ci sarebbe nulla di male (o, almeno, gli si potrebbero muovere le critiche che si muovono a Wattpad e basta). Il fatto è che per lungo tempo Inkitt si è pubblicizzato come “editore” (le virgolette sono d’obbligo). Vi si tenevano, infatti, dei contest di popolarità, e le storie che superavano una certa soglia di letture (solitamente grazie a uno spam selvaggio) vincevano l’opportunità di essere rappresentate da Inkitt, che avrebbe cercato loro una casa editrice. Quindi non solo “editore”, non solo sito di pubblicazione e lettura di storie, ma agente con un guadagno del 15% sulle royalties dell’opera pubblicata. Insomma, c’è confusione, come per tutte le piattaforme che vogliono traffico e guadagno sulle spalle dei creativi.

Visto che basta una mano per contare i vincitori pubblicati, Inkitt ha smesso di promettere la rappresentazione ed è passato a mettere in palio la pubblicazione tramite Amazon KDP (grazie a cui si fa editoria indipendente e su cui ho pubblicato anche io), cosa che però si può benissimo fare da soli, senza cedere percentuali o diritti di alcun tipo e, quindi, senza passare da Inkitt.

Non solo, ma questa “pubblicazione” (spero di non avere un numero finito di virgolette per questa porzione di articolo, perché temo ne abuserò) era sottoposta a molti cavilli contrattuali svantaggiosi per chi ha scritto l’opera e vantaggiosi per Inkitt, almeno al tempo in cui gli articoli che ho letto sono stati redatti (i più rilevanti li ho linkati alla fine). Non so quale sia il contratto che propongono nel 2024, ma questi sono in breve i motivi per cui moltə non hanno gradito che fosse sponsor del NaNoWriMO del 2022.

Alcunə partecipanti, infatti, hanno fanno presente sui forum di non supportare questa scelta e sono statə prontamente bannatə dai moderatori per aver “sparlato” di uno sponsor.

Quando la notizia si è diffusa, però, e le proteste hanno iniziato a farsi sentire, ecco che le persone bannate sono state reintegrate e sono state fatte scuse pubbliche e private per quanto accaduto. Sono anche state fatte promesse sul verificare l’integrità degli sponsor, sul migliorare la moderazione dei forum (punto fondamentale per ciò che accadrà dopo) e sull’evitare che situazioni del genere si ripresentino.

Sembra quindi che la situazione sponsor sia stata risolta e abbia rappresentato un momento di crescita, giusto?
Giusto?

Non proprio.
E tutto questo suonerà familiare molto presto.

Un predatore nei forum (2023-2024)

Trigger Warning: grooming, condivisione di materiale pornografico con minori, abusi e discriminazione. Consiglio di saltare questa parte se non si è nel giusto spazio mentale per leggere di questi temi.

Non voglio sottoporre me e chi capiterà su quest’articolo a dettagli raccapriccianti, ma penso sia importante trovare lo spazio per parlare di questo tema anche in un articolo che si concentrerà principalmente sul mondo della scrittura. Questa è infatti la questione più importante per cui il NaNoWriMo come organizzazione no-profit dovrebbe essere boicottato e chiuso, ed è la colpa più imperdonabile di chi organizzava e gestiva l’evento al tempo dei fatti.

Nel 2023, infatti, un gruppo di minorenni si è fatto avanti e ha condiviso la sua esperienza con uno specifico moderatore, l’unico che moderava la sezione “Christian Teens Together (CTT)” sul forum del NaNoWriMo.

Sembra che il moderatore gestisse un sito NSFW (Not Safe For Work, quindi con contenuti sensibili da non visionare in pubblico o vicino a bambini) a cui indirizzava i giovani dal forum perché interagissero con gli adulti del sito e, viceversa, permettesse accesso al forum del NaNoWriMo ai suddetti adulti con lo scopo di farli interagire proprio con i giovani partecipanti alle discussioni.

La situazione è stata segnalata nel maggio 2023 e – come spesso accade in questi casi, purtroppo – una fantomatica indagine interna dovrebbe aver avuto luogo senza che ci fossero comunicazioni all’esterno o con le persone direttamente colpite. Nel frattempo, il moderatore ha continuato la sua attività impunito (e sul sito incriminato è iniziata un’operazione di eliminazione di ogni elemento compromettente, segno che il moderatore fosse stato avvertito della questione).
Alla fine, la sua rimozione dal ruolo di moderatore è avvenuta per altre violazioni, ma gli è stato lasciato il profilo e la libertà di intervenire nelle discussioni sui forum. Insomma, il tutto si è risolto in un’alzata di spalle e in un “We didn’t see an issue with them being on the site. If we did, we would have acted.”
(Non abbiamo riscontrato problemi nella sua presenza sul sito. Se ne avessimo riscontrati, avremmo agito).

Adesso prenderò una tangente, perché c’è un grosso discorso (in inglese chiamato proprio “Discourse”, con la maiuscola) su internet in merito a temi come il nuovo puritanesimo dei giovani, i contenuti NSFW online e simili questioni (ad esempio l’apprezzare coppie tossiche nelle serie e nei libri). Sebbene questo sia un discorso sfaccettato e interessante, in nessun modo riguarda la condivisione di materiale sensibile con i minori di 18 anni. L’accesso a contenuti NSFW, di qualsiasi tipo, anche all’interno dei fandom, deve restare tra adulti ed essere vietato (il più possibile) ai minorenni. Se un minorenne si finge adulto per entrare in spazi che non gli competono, nonostante siano state prese tutte le precauzioni da parte degli adulti, sta di certo sbagliando, ma pecca della sconsideratezza propria dei giovani. Se un adulto rende accessibile materiale inappropriato a dei minorenni, sta infrangendo la legge, e non ci sono giustificazioni di sconsideratezza che tengano.
Su questo non credo sia necessario un dibattito, né la segnalazione di persone adulte che infrangono questa regola può essere ridotta a “puritanesimo”, checché ne dicano i sostenitori del moderatore (e dei moderatori coinvolti) in merito.

Tornando alla questione principale: l’ormai ex-moderatore ha iniziato poi una campagna di minacce su altre piattaforme, fomentato dall’aver avuto accesso a dati privati degli iscritti per anni e dall’aver supportato molti dei membri del consiglio del NaNoWriMo. Solo a seguito di queste minacce, è stato rimosso totalmente dagli spazi che aveva contribuito a rendere pericolosi per i minorenni.
La posizione ufficiale è rimasta: “The person was removed for several reasons though, and I wouldn’t characterize any of them as child abuse.”
(La persona è stata rimossa per diverse ragioni, però, e non categorizzerei nessuna di esse come abuso di minore).

Nel mentre, i forum sono diventati territorio da disinfettare: ogni riferimento ai fatti zittito, ogni post cancellato, vietato assolutamente parlarne. La scusa (che diventerà un grande classico) era che ogni protesta in merito fosse in realtà un atto di bullismo, che fomentava il vetriolo nei confronti degli organizzatori e che non creava un’atmosfera di dialogo produttivo (sto parafrasando).

Ovviamente, nel momento in cui le autorità sono state contattate e la questione è diventata di dominio pubblico (grazie soprattutto a dei tiktok virali), la direzione del NaNoWriMo ha cominciato a farsi sentire con diversi comunicati linkati in fondo (siamo al 7 novembre del 2023): ha sostenuto che a loro non fosse mai arrivato niente fino a quel momento, che i moderatori non avessero riportato le segnalazioni avvenute, e simili scuse che – fossero anche vere – rappresenterebbero comunque un grosso, grossissimo problema.
Sì, perché nel momento in cui un’organizzazione si interfaccia con minorenni, diventa suo compito tutelarli e creare spazi sicuri per loro. Questa questione non è oggetto di opinioni o dibattiti, è così e basta. Se qualsiasi parte della struttura fallisce in questo compito, l’intera organizzazione va chiusa e indagata.

Ma andiamo alle ripercussioni di quanto accaduto. A dicembre i forum vengono congelati, viene assunto un consulente e un’effettiva analisi interna viene avviata per capire quanto successo. L’organico si riduce pian piano a uno scheletro perché molti esponenti lasciano il loro ruolo nel direttivo.
A marzo del 2024 le regole si fanno ferree, soprattutto per i moderatori: controllo dei loro precedenti penali; forum, server e sito aperti solo ai maggiorenni e ai moderatori l’incarico di segnalare i minorenni che entrano come adulti in questi spazi; aumento generale delle responsabilità di chi accetta il contratto come moderatore. Molti lasciano il ruolo in massa, soprattutto quelli di forum e server regionali (fra cui quello italiano), perché reputano le nuove regole troppo invasive per un lavoro volontario che non è mai stato supportato a dovere dall’organizzazione centrale, e decidono di distaccarsi dall’evento ufficiale per continuare come comunità di scrittura generale.
Su questo punto ho dei dubbi personali: la situazione era estremamente seria e capisco perfettamente perché il direttivo abbia scelto di irrigidire le regole, dall’altra parte capisco anche che in regioni (come quella italiana) dove forum e server non hanno avuto problemi ci sia sentiti investiti di responsabilità (anche legali) di una certa pesantezza.
In ogni caso, nel maggio del 2024 esce un lungo articolo in cui si parla dei cambiamenti in atto. È interessante notare come la richiesta ai partecipanti attivi del NaNoWriMo sia di divertirsi, rilassarsi e donare soldi. Lo scopo è infatti quello di creare “positive, supportive, fun, writing-focused spaces” (spazi positivi, di supporto, divertenti e focalizzati sulla scrittura).
Sì, hanno stranamente dimenticato di dire “safe” (sicuri).

Infatti, questo è uno dei fatti più gravi avvenuti sui forum, ma non è l’unico. Episodi di razzismo, omofobia e discriminazione erano diffusi nel forum “Young Writers Program (YWP) – il programma del NaNoWriMo nato nel 2007 per spronare le persone giovani a scrivere – e trattati con estrema superficialità dai moderatori.
La situazione è passata così tanto sotto silenzio da parte dell’organizzazione ufficiale che vittime e testimoni di questi attacchi hanno creato un luogo – SPEAK OUT – in cui raccogliere le loro esperienze in merito (prima che gli fosse vietato interagire completamente con il NaNoWriMo, s’intende).

Intelligenza Artificiale Generativa (2024)

Veniamo all’ultima parte di questo articolo: la posizione del NaNoWriMo sull’intelligenza artificiale.

Anche se loro si sono guardati bene dal farlo (visto che li avvantaggia), io specifico “generativa” perché parlerò principalmente di quel tipo di intelligenza artificiale “che è in grado di generare testo, immagini, video, musica o altri media in risposta a delle richieste dette prompt” (Wikipedia).
Non parlo quindi di correttori di testo o di strumenti che possono essere utili a chi scrive senza sostituirne il lavoro e che utilizziamo più o meno consapevolmente tutti i giorni.
Lo dico perché a chiunque abbia scritto il post che adesso andrò ad analizzare fa comodo non distinguere le due, mentre la differenza è sostanziale: la seconda è effettivamente un uso della tecnologia come strumento di supporto, il primo ha le sue radici in pratiche per niente etiche o ecologiche, ed è un’arma di discriminazione. Avrebbero potuto spiegare questa distinzione, avrebbero potuto indirizzare la comunità verso strumenti etici che non siano stati allenati su materiale rubato, ma se ne sono guardati bene dal farlo e più avanti spiegherò, secondo me, perché.

Partiamo dall’inizio. Il 1° settembre 2024, l’organizzazione ha postato diversi articoli che dovrebbero rispondere a domande frequenti da parte della comunità.
Uno di questi articoli era intitolato What is NaNoWriMo’s position on Artificial Intelligence (AI)?” (Qual è la posizione del NaNoWriMo sull’Intelligenza Artificiale?) ed è ormai rimosso, motivo per il quale il link porta alla WayBackMachine. Nell’articolo si poteva leggere di come il NaNoWriMo non condannasse nessuno specifico approccio alla scrittura, compreso l’utilizzo di intelligenze artificiali.
Una posizione assurda per una sfida che dovrebbe spronare a scrivere tanto in trenta giorni, visto che con un’intelligenza artificiale generativa il problema neanche si pone. Eppure, se si fossero fermati a questo, è probabile che l’articolo non avrebbe ricevuto tutta l’attenzione che invece ha ottenuto.

Sì, perché il testo prosegue sostenendo che condannare l’uso dell’intelligenza artificiale per la stesura del romanzo sia classista, abilista e razzista.
Vediamo punto per punto la loro tesi:

  • Classista perché non tutte le persone che scrivono hanno il privilegio economico di assumere esseri umani per alcune fasi della scrittura. Per alcune persone che scrivono, l’uso di IA non è una scelta ideologica ma pratica.
  • Abilista perché non tutti i cervelli hanno le stesse abilità e non tutte le persone che scrivono hanno lo stesso livello di educazione e fluidità del linguaggio. Alcune persone richiedono supporto esterno per raggiungere i loro obiettivi ed è errata la convinzione che le persone debbano saper scrivere in modo indipendente o che tutti debbano vedere cosa non va nella loro scrittura in modo autonomo.
  • Relativo a problemi generali di accesso perché i precedenti punti esistono in un sistema in cui non tutte le persone che scrivono hanno lo stesso accesso alle risorse. Un esempio: alle persone razzializzate vengono offerti meno contratti editoriali e quindi vengono spesso relegate allo spazio indipendente, in cui i costi sono tutti a loro carico.

Ora veniamo all’assurdità di questa posizione, che vale per tutte le Intelligenze Artificiali Generative (le stesse giustificazioni le ho sentite usare spesso in ambito di arti figurative, per esempio).

Prima di tutto, mi sforzerei di chiedere alle diverse comunità il loro parere sulla questione. Moltissime persone disabili dalle esperienze più disparate hanno infatti sottolineato come in realtà sia abilista sostenere che non siano in grado di scrivere un romanzo senza utilizzare l’IA. Infatti, strumenti di supporto validissimi (come la dettatura, per fare un singolo esempio) sono molto diversi dall’IA generativa, e fingere che si stia parlando dei primi quando si parla della seconda è disonesto nel migliore dei casi, discriminatorio nel peggiore.

Molte persone razzializzate hanno poi sottolineato come le prime ad essere messe da parte in favore delle produzioni ottenute con l’IA saranno proprio loro, che già in certi spazi faticavano a entrare quando l’IA generativa non era cosa diffusa a causa del razzismo sistematico della nostra società.

A lungo termine, poi, l’IA sarà solo dannosa per queste comunità: le persone con meno risorse, oppure quelle che devono gestire il lavoro in modo diverso e con tempistiche diverse per le esigenze più disparate (e qui, in quanto persona ADHD, parlo anche per me), si troveranno porte chiuse in faccia perché ci sarà un IA che fa il lavoro più in fretta e senza necessità di accomodamenti. Non credo serva predire magicamente il futuro per arrivare a questa conclusione.

È inoltre disonesto parlare dei costi del lavoro umano quando proprio il NaNoWriMo ha sempre sostenuto una comunità di reciproco – e gratuito – supporto, per non parlare della pratica diffusissima di beta-reading (lettura pre-pubblicazione dei testi a titolo gratuito per dare un riscontro a chi li ha scritti).

Inoltre, e qui subentra un’esperienza che ci tengo a specificare essere personalissima e aneddotica, questo tipo di giustificazione (l’IA è buona perché accessibile e gratuita) l’ho sentita spesso utilizzare da persone abili, bianche e privilegiate economicamente. Un caso? Forse. O forse si utilizzano troppo spesso le persone disabili, razzializzate e dalle risorse economiche limitate come scudo per giustificare le proprie pratiche problematiche.

(Non tocchiamo poi la visione della pubblicazione indipendente come di una categoria di serie B in cui si viene spinti e costretti, invece che un percorso scelto, perché questo articolo è già fin troppo lungo.)

In attesa che le IA generative vengano regolamentate e le corporazioni smettano di spingercele giù per la gola per rientrare del loro investimento, veniamo alle conseguenze dell’articolo.
Subito dopo l’uscita, infatti, moltissimə autorə di spicco hanno abbandonato i loro ruoli all’interno del NaNoWriMo, che fossero nel Writers Board o che avessero supportato l’evento prestandosi alla sua promozione (Erin Morgenstern, per fare un solo nome). Perfino alcuni sponsor hanno abbandonato o hanno rilasciato dichiarazioni in aperto disaccordo con la posizione del NaNoWriMo (Ellipsus nel primo caso, Scrivener nel secondo). Sono iniziati a uscire video, articoli, analisi. Infine, colpo di grazia, anche i media tradizionali hanno iniziato a parlare dell’argomento.

Ovviamente, l’organizzazione è corsa ai ripari modificando, cancellando e pubblicano articoli nel tentativo di sfuggire all’ennesimo “scandalo” (non mi piace usare questa parola per questioni come quelle trattate nella parte precedente, ma immagino sia così che vengono visti questi eventi da chi gestisce il NaNoWriMo).
Il tutto con pochissimo successo.
Il 6 settembre è infatti uscito un nuovo articolo titolato “A Note to Our Community About our Comments on AI” (una lettera alla nostra comunità a proposito dei nostri commenti sull’IA) in cui non c’è traccia di scuse, ma si parla di come il dibattito in merito all’IA sia diventato deleterio, delle intimidazioni e degli abusi subiti da chi è a favore dell’IA, e di come gli spazi del NaNoWriMo non possono categoricamente essere usati per delegittimare chiunque scriva, in qualsiasi modo lo faccia. Una giustificazione fin troppo familiare, che sembrano utilizzare per ogni sbaglio che compiono e da cui si vogliono deresponsabilizzare: chi non è d’accordo sta bullizzando.

Personalmente, poi, credo che delegittimare chi utilizza l’IA generativa per scrivere o fare arte in generale sia necessario per arginare un fenomeno non etico e, come detto, discriminante.  E che non ci sia nessun bullismo nell’escludere chi NON scrive dagli spazi di chi scrive. Suonerò intransigente, ma se legittimiamo i contenuti generati, se apriamo le porte a dibattiti, abbiamo già perso contro le corporazioni che vogliono rubare il nostro lavoro passato e sostituirci per il lavoro futuro.

Ma veniamo alla vera ragione di tutto questo, che non è ideologica né pratica, ma puramente economica. Sì, perché la posizione precedente del NaNoWriMo era che “scrivere l’intero romanzo con ChatGPT andrebbe contro lo scopo della sfida”. Posizione logica, vista appunto la natura dell’evento.
Cosa potrebbe essere cambiato?

Che fra gli sponsor del NaNoWriMo compare ProWritingAid (un correttore di testo come potrebbe essere l’editor di Word), che ha lanciato AI Sparks, una funzione di scrittura generata da intelligenza artificiale. L’app promette non solo di cambiare il testo per renderlo più immersivo, ma di continuare le storie al posto dell’autorə con dialoghi, descrizioni e argomenti, di espandere un testo a partire da un elenco di punti, di cambiare punto di vista e tempo verbale. Insomma, sotto le spoglie di un correttore del testo si nasconde un’AI generativa che fa il lavoro per chi scrive.
Come sempre, c’è chi sosterrà che l’app può essere usata come strumento, che nelle mani sbagliate tutto diventa deleterio, che usare tali scorciatoie senza abusarne non è un problema.

Ma su cosa si allenano queste intelligenze artificiali per poter generare i loro testi? Ovviamente su testi presi senza permesso e spesso coperti da diritto d’autore (che viene quindi infranto), oppure sui testi scritti con software che nascondono fra i termini e le condizioni la cessione delle nostre creazioni per l’allenamento di IA. Perché la quantità di materiale necessario perché l’IA generativa sia efficace è enorme, e non potrebbe mai limitarsi a testi ceduti con il consenso (che comunque viene raramente chiesto esplicitamente, per ovvi motivi), né potrebbe mai essere paragonata al filtro umano di una persona che scrive e trae ispirazione da ciò che legge (altra scusa che ho sentito spesso).

L’ironia in tutto questo è il costo dell’iscrizione all’app, che prevede un pagamento mensile fra i 30 e i 36 euro, uno annuale che va dai 120 i 144 e uno vitalizio che va dai 400 ai 700 euro circa. Certo, si può sempre usare l’app come correttore di testo gratuito e accedere in modo limitato all’AI generativa, ma per un prodotto che dovrebbe venire incontro alle necessità anche di natura economica di chi non può assumere esseri umani, mi pare eccessivo. Soprattutto se si pensa che con la stessa cifra è possibilissimo scovare un editor o un correttore di bozze, se il nostro romanzo non è lunghissimo. Insomma, l’ennesima ipocrisia nel farsi paladini di accessibilità e disparità socioeconomica.

In ogni caso, ecco svelato il motivo di un cambiamento tanto radicale nella posizione del NaNoWriMo: ancora una volta è stato messo uno sponsor davanti alla comunità e, ancora una volta, chi si oppone a questa rotta è accusato di bullismo e zittito il più possibile.

Conclusioni

Il NaNoWriMo è ormai diventato l’ennesimo evento “nato dal basso” che è stato trasformato e mercificato fino a respingere proprio lo stesso tipo di creativi che lo hanno fatto nascere. Non una novità (guardo te, inktober), ma comunque qualcosa di triste da vedere e qualcosa di terribile per chi ha dovuto subire abusi, soprusi e minimizzazioni.

Penso che il prossimo o, con ottimismo, quello del 2025 sarà l’ultimo anno del NaNoWriMo, salvo cambiamenti miracolosi. Lo staff è ridotto al minimo e non può gestire l’intera organizzazione, la situazione economica non sembra la migliore da anni, e la fiducia da parte della comunità è ormai scomparsa per sempre. Spero che nascano altre iniziative e che la comunità di chi scrive resti il più possibile un posto sicuro e stimolante.

Grazie per aver letto fino a qui!

Spero che questo (enorme) articolo sia stato utile, puoi trovarmi sui miei social per opinioni e confronti!


Altri link utili

(All’interno di alcuni è possibile risalire a ulteriori link di approfondimento.)

Su Inkwit e il suo rapport con il NaNoWriMo:

Sulla situazione nei forum:

Sulla posizione del NaNoWriMo in merito alle IA generative:

Post e pareri generali in cui mi sono imbattuta:

NANOWRIMO 2018

Ci risiamo, è novembre, e come ogni anno i miei amici che non hanno a che fare con la scrittura si chiedono di cosa diavolo io stia continuando a parlare sui social.
Sì, perché novembre è il mese del NaNoWriMo, il National Novel Writing Month: un evento lungo trenta giorni e aperto a tutti in cui chi scrive si pone l’obiettivo di buttare su carta cinquantamila parole (possibilmente la bozza base di un romanzo).
Questo sarà il mio terzo anno e, assieme alla sfida principale novembrina, mi sono impegnata in quasi tutti i campeggi virtuali associati. Due volte all’anno, infatti, ci si sfida di nuovo, questa volta stabilendo il proprio obiettivo personale, immaginando di ritirarsi in campeggio per dedicarsi solo e soltanto alla scrittura.

Certo, come ho già scritto negli articoli passati (qui e qui) il NaNoWriMo non è per tutti, mentre i campeggi – essendo più elastici – possono adattarsi a molte più persone (per esempio, l’obiettivo personale di un CampNaNoWriMo può essere “scrivere un’ora al giorno”).
Credo però di non aver mai parlato un po’ più nel dettaglio di come funziona, di chi – secondo me – farebbe meglio a evitarlo e di chi, invece, potrebbe trarne beneficio.
Prima di tutto, come ogni evento online con un sito, ci si iscrive dando un indirizzo email, una password e un nickname. Non è richiesta alcuna quota di partecipazione, ma si può decidere liberamente di donare per sostenere il progetto.
Fatto questo primo passo, c’è chi compila il profilo nei minimi dettagli (la sottoscritta) e chi lo lascia con le informazioni di base fornite all’iscrizione. Non è un problema, l’importante è annunciare il proprio romanzo o, per dirla con parole non rubate direttamente al sito (che è in inglese), caricare il titolo. Sì, basta il titolo, ma si può decidere di postare anche una sinossi, un estratto e una copertina, per quanto provvisoria.

Fatti questi primi passi, il sito permette di aggiornare il conteggio delle parole ogni volta che si vuole, che siano le parole totali dell’intero progetto o le parole della singola sessione di scrittura. La quota si riflette su un “simpatico” grafico e su una serie di statistiche che permettono di tenere d’occhio i progressi. Non mancano poi, nella posta del proprio profilo sul sito, i messaggi motivazionali di scrittori più o meno celebri e partecipanti al NaNoWriMo che “ce l’hanno fatta”.

 

Per chi è utile il NaNoWriMo, quindi?
Per chi vuole provare qualcosa di nuovo, prima di tutto, dopo un periodo in cui la scrittura è diventata un po’ stagnante; per gli underwriters (quelli che scrivono quantitativamente poco, al contrario degli overwriters) in cerca di una spintarella per buttare le parole sulla carta – ok, sullo schermo; per chi vuole costruirsi una routine e non sa da dove partire; per chi ha un’idea da tempo, ma trova una scusa o un’altra per non sedersi al computer e concretizzarla in un romanzo.
Sconsigliato, invece, per chi prova ansia ponendosi un obiettivo difficile da raggiungere, per gli overwriters che cinquantamila parole le raggiungono fin troppo facilmente, per chi ha già una routine consolidata che non è il caso di stravolgere (magari sincronizzata con un lavoro che tiene troppo occupati per scrivere quote giornaliere e consente solo lunghe sessioni nel week end).
In entrambi i casi, si tratta della mia visione dell’evento. Non è detto che un overwriter non possa partecipare e trarre beneficio dal NaNoWriMo, né che chi è ansioso non debba provare almeno una volta, e così via.
Ha i suoi lati positivi, quindi, ma non è un rito di passaggio obbligato che si adatta a tutti. Né è il caso di denigrarlo se non fa al caso nostro, come mi è capitato di sentire in giro per il web (“se si vuole fare gli scrittori si scrive tutto l’anno, mica solo a novembre”; certo, ma scrivere il resto dell’anno non esclude di poterlo fare a novembre con altre persone all’interno di un evento, no?). Dipende dalla situazione, dal tipo di scrittore, dal tipo di progetto, com’è ovvio che sia. Io ci ho scovato alcune delle persone con cui mi ritrovo più spesso a scrivere e scambiarmi opinioni sulla scrittura, quindi non posso che apprezzarlo. Inoltre sono una dannatissima underwriter e mi servono tutte le spinte possibili per sputare fuori le parole.

Questo novembre tornerò alle origini e proverò a finire il progetto dal nome in codice “Numero Zero” (che prima o poi dovrà essere battezzato, lo so). Ne ho parlato qui e qui, per rendere l’idea di quanto sia cambiata l’idea nel tempo, ma ho anche creato una playlist (triste, anzi tristissima) che mi tiene compagnia mentre scrivo e una bacheca pinterest per motivarmi e ispirarmi con qualche immagine. Due attività che consiglio, nelle pause dalla scrittura, a chi partecipa al NaNoWriMo (o a chi scrive in generale e cerca di restare motivato e ispirato, appunto).
Novembre è un mese pieno, ma quest’anno ancora di più perché, se tutto va bene, a fine NaNoWriMo sarò nella nuova casa!

CAMPNANOWRIMO 2018

Ebbene sì, anche questo aprile mi sono lanciata nell’avventura del CampNaNoWriMo. Ne caso vi stiate chiedendo “di cosa diavolo parli?”, qui c’è un articolo in cui spiego di cosa si tratta.
Quindi oggi andiamo al sodo e sorvoliamo sulle introduzioni: come sta andando il mio personale CampNaNoWriMo?

Non in modo eccellente, ad essere onesti. Sapevo che aprile sarebbe stato un po’ un incubo, per via dell’uscita imminente di “Denti e ossa, carne e sangue”, per via delle commissioni grafiche, per via del tempo che manca sempre quando ci si imbarca in tremila attività come fa la sottoscritta. Però, come sempre, questi eventi di scrittura permettono di scrivere più di quanto si farebbe senza di loro. Aprile l’avrei passato ignorando completamente il mio progetto (progetto con cui sto pensando di fare un passo in territorio sconosciuto, ossia mandarlo a qualche CE una volta finito, per la prima volta nella mia vita), invece mi ci sto dedicando un pochino ogni giorno, avanzando piano ma avanzando comunque.

La realtà è che eventi di questo tipo sono utili per chi, come la sottoscritta, è un underwriter, uno scrittore che sputa fuori poche parole sul foglio e tutte a fatica. Sono ben sotto la soglia di parole prevista per questa prima settimana, quindi, ma sono fiera di aver comunque scritto.
Inoltre non si possono affrontare i vari NaNoWriMo e CampNaNoWriMo senza gruppi in cui confrontarsi, parlarsi, sfidarsi. È il mio caso, per fortuna, visto che sono circondata da altre scrittrici e altri scrittori con cui ho sviluppato delle belle amicizie e con cui continuo a farmi forza!

Questo è quanto per la prima settimana…
Per i curiosi, ecco l’incipit del progetto (che potrebbe non sopravvivere a revisioni ed editing, ma che intanto è lì e volevo condividere con chi passerà da queste parti).

Venne al mondo davvero per colpa di una maglietta rosa che gli andava un po’ stretta, che gli abbracciava le costole e i fianchi come una seconda pelle. Peggio, venne al mondo per un colore, ed Elia pensò che i colori non si possono neanche toccare.
Fu un pensiero fugace, che con il tempo avrebbe trovato ridicolo, ma la paura gli aveva riempito la testa del battito rapido del cuore e non c’era stato spazio per la logica. Erano rimasti solo pensieri goffi e scoordinati, proprio come il suo corpo.
I colori non si possono toccare.
«Toglitela.»
Avrebbe ricordato i loro nomi, come succede sempre quando si condividono le prime volte con qualcuno. Quei tre ragazzi poco più grandi gli strapparono via una verginità mentale che non ci sarebbe stato modo di recuperare: l’idea che indossare una maglietta rosa non significasse nulla se non che quella specifica maglietta, di quello specifico colore, gli fosse piaciuta e l’avesse quindi chiesta in prestito a sua sorella. Niente di più semplice.
Invece era rosa. Era stretta, certo, ma era rosa. E il fatto che non capisse la portata di quel dettaglio come lo vedevano quei ragazzi, era il risultato di un’ingenuità per cui non ci sarebbe stato più spazio, dopo.
«Toglitela.»

NANOWRIMO 2017

Ho già parlato del Camp NaNoWriMo, ma ora è arrivato il momento del real deal, il vero e unico National Novel Writing Month.
Durante il mese di novembre, scrittori di tutto il mondo si incontrano virtualmente per tentare nell’impresa di scrivere 50.000 parole per un loro progetto nel cassetto (un romanzo iniziato o da iniziare, un blog, una ricerca…)
Non è un’impresa semplice e, sebbene la quantità di parole al giorno sembri irrisoria (1.667), la verità è che il tempo è nemico degli scrittori, i personaggi sono nemici degli scrittori, la trama è nemica degli scrittori… scrivere è nemico degli scrittori.
Tutto andrà storto, farà male, e niente avrà senso.
Pessimismo e fatica.

Perché partecipare, quindi? Perché è un esperienza fantastica, nonostante tutto. Si condivide l’amore per la scrittura con altri che possono capirlo, si scambiano opinioni e consigli e, da non sottovalutare, si ha un motivo in più per scrivere e non abbandonare i propri progetti.
Io, come sempre, sono stata abbastanza fortunata da costruire delle solide amicizie in quest’ultimo anno, grazie al NaNoWriMo del 2016 e ai due camp NaNo a cui ho partecipato.
Insieme alle vecchie conoscenze e a qualche nuovo arrivo, quindi, ci siamo fatti forza e ci siamo sfidati a suon di word wars (scontri a tempo limitato in cui ci si impegna a scrivere più parole possibili, confrontando con gli altri partecipanti la quota finale), riuscendo così a far fruttare questo mese ostile.

Anche quest’anno sono partita con le migliori aspettative, come puoi leggere nella mia collaborazione a tema NaNoWriMo con il The Bitchy Book Club. Ma veniamo al succo della questione: ce l’ho fatta?
Ebbene sì, ho scritto poco più di 50 000 parole, ho vinto!

Vorrei poter avere qualche prezioso segreto, qualche saggia verità che possa aiutarti nel caso tu voglia cimentarti l’anno prossimo, ma la verità è che non ho idea di come io ci sia riuscita. Forse, guardando indietro, ho solo qualche dritta a posteriori.
Fai fruttare il tempo libero. È poco e magari sei già stanc* a causa della vita di tutti i giorni, ma provaci, continuando a ripeterti che è solo un mese, è solo un mese, è solo un mese
Cerca di avere come obiettivo di ogni giorno la quota giornaliera totale prevista dal NaNoWriMo, non importa se sei indietro di mille o di cinquemila parole, non importa quanto sia realistico e quanto sia un’assurdità. Fai della linea diagonale del grafico nelle statistiche la tua unica ragione di vita.
– Cerca compagnia, parla con altri partecipanti, motivati con test sui personaggi, raccogli immagini, cerca di tenere vivo l’interesse per un progetto che – per forza di cose – finirai per odiare profondamente.
Prova ad avere un piano, anche blando, che ti indichi una via da seguire, non importa fino a che punto tu sia maniac* della pianificazione per le tue storie. Prova ad aggirare gli ostacoli, a mettere pezze temporanee sui buchi, a costruire castelli di carte che crolleranno in revisione, certo, ma che ti faranno andare avanti.
Tenta, tenta, tenta.

 

CAMP NANOWRIMO: campeggio virtuale per scrittori

Non sono un’amante dei campeggi immersi nella natura: davanti agli insetti mi paralizzo dalla paura, non mi piace l’idea di essere in balia degli elementi e, in generale, mi siedo sull’erba solo se non esiste nel raggio di chilometri una panchina disponibile. Per non parlare della condivisione degli spazi e, orrore, dei bagni.

Ecco, l’ho detto.
Eppure, ad aprile e a luglio, sono andata in campeggio. Certo, è stato un campeggio virtuale, ma io lo faccio contare nella lista delle mie avventure spericolate, altrimenti si tratterebbe di una lista davvero penosa.
Parlo del Camp NaNoWriMo, un campeggio virtuale per scrittori legato all’evento novembrino del NaNoWriMo, il National Novel Writing Month.
Per farla breve, durante il mese di novembre, chiunque aderisce al NaNoWriMo si pone l’obiettivo di scrivere 50.000 parole, che siano per un romanzo già iniziato o per un progetto nuovo che attendeva solo la giusta occasione (o per una fanfiction, non dimentichiamolo). È un evento che raccoglie partecipanti da tutto il mondo (altro che “national”), fatto di sostegno reciproco, scambi di idee, consigli da parte di scrittori esperti e tante, tante, tante parole da contare. Io sono finita a scrivere 18.000 parole, che per me sono un record, tenendo conto che ho deciso di partecipare all’ultimo e con un progetto decisamente vago e mal strutturato.
Ma, ehi, non è davvero una gara. Se non si conta l’eterna lotta con la scrittura, le parole che non vogliono saperne di uscire e il foglio bianco. Insomma, non ci sono vincitori o vinti, non per davvero, solo persone che riescono a raggiungere le 50.000 parole e quelle… come me.
Nonostante l’obiettivo mancato, però, è stata un’esperienza estremamente positiva, perché mi sono concentrata sulla scrittura più del solito e perché mi ha aiutata a capire quali scelte sono vincenti per il mio metodo e quali decisamente dannose.

I campeggi di aprile e luglio sono, invece, molto più elastici: ognuno si può porre l’obiettivo che desidera – parole, pagine, ore di scrittura – e partecipare con qualsiasi progetto – dalle revisioni, alle poesia, a romanzi veri e propri. La particolarità di questi campeggi virtuali è che si condivide una cabin, che è poi una chat di gruppo, con altri scribacchini nelle nostre stesse condizioni. Si può organizzare una cabin con i propri amici e vecchi compagni di scrittura, oppure si può essere smistati per il genere del nostro scritto o, ancora, del tutto a caso. In queste chat ci si confronta, ci si consiglia, ci si sostiene nella dura lotta che è lo scrivere. Io sono stata molto fortunata, grazie a Red che mi ha introdotta in questo mondo: ad aprile sono finita in una cabin piena fino all’orlo in cui si parlava davvero di tutto; a luglio ci siamo ritirate in tre in una cabin che ho immaginato defilata e tranquilla, da qualche parte fra il bosco e il lago.
Io Red e Hiromi abbiamo sviscerato i nostri progetti, confrontato le nostre idee, proposto argomenti e scambi, chiesto consigli ed esposto dubbi. Siamo state brave – anche se io non ho raggiunto l’obiettivo che mi ero prefissata (delle 50 ore che avrei voluto passare a scrivere, ne ho effettivamente portate a casa 46) – perché abbiamo continuato a scrivere, ci siamo sforzate di andare avanti e, parlando di scrittura, non è sempre facile farlo.

Sono state tutte belle esperienze, che continuerò a fare senza dubbio, che mi hanno fatto conoscere meglio la mia scrittura e ancora più a fondo persone con cui avevo scambiato poche parole e che ora considero inseparabili compagne di avventura. Tutto questo per consigliare a chiunque di fare un tentativo, a novembre, e iscriversi al NaNoWriMo, per poi seguirmi in un campeggio senza insetti o bagni condivisi, ma con tanta compagnia per scrivere quelle dannate parole che servono ai nostri romanzi.

 

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