“Randagi” di Angela Longobardi

Ormai lo sappiamo, Angela Longobardi è una delle autrici che più mi piace leggere nella scena “underground” di scrittori indipendenti. Con “Randagi”, uscito questo giugno 2021, Angela si riconferma un’autrice abile e sensibile, in grado di raccontare i suoi personaggi in modo diretto, senza sconti e – a volte – senza pietà.

Trama:
Daniela è la figlia della sindaca ed è innamorata di Lorenzo, il figlio del boss. Gabriele è il cugino di Daniela e soffre di afasia. Ismael spesso dorme nella stazione abbandonata dove il loro gruppo si ritrova.
È lì che Greta li incontra per la prima volta e cerca di usarli come distrazione dalla sua depressione.
La narrazione si alterna tra il prima, quando hanno diciotto anni e una vita davanti, e il dopo, quando sono grandi e non sono più gli stessi. A cambiarli è stato l’omicidio che li ha separati e spinti in direzioni diverse.


“Randagi” è un romanzo breve, scritto in modo scorrevole, che alterna il passato – in cui i protagonisti sono degli adolescenti che si affacciano alla vita adulta – e il presente – in cui scopriamo che qualcosa li ha allontanati e li vediamo finalmente cresciuti. Il tutto sullo sfondo di una stazione abbandonata quanto loro, riflesso delle singole solitudini che solo fra le macerie e la polvere riescono a trovare casa.

Daniela si era chiesta spesso come avessero fatto a trovarsi, loro quattro. Se doveva essere sincera, lei si trovava in quella stazione abbandonata per colpa di Gabriele, perché aveva visto Ismael e Lorenzo avvicinarlo, qualche anno prima, e aveva voluto assicurarsi che non si cacciasse nei guai. Così si erano trovati nei guai in due.

Come per gli altri libri dell’autrice, i personaggi e le dinamiche fra loro sono di certo la parte più emozionante da leggere e vivere. Ci si affeziona in fretta a questo gruppo di randagi che si è trovato e che ha formato una famiglia un po’ disfunzionale, ma piena dell’amore che nelle loro vere famiglie è impossibile trovare.
Tutti sono caratterizzati bene e le loro azioni sono facilmente riconducibili a questa loro caratterizzazione, anche quando si vorrebbe scuoterli con forza per non fargli fare errori. E di errori se ne fanno tanti, in questa storia, di grandi e di piccoli, con conseguenze più o meno importanti.
Perché fa parte della crescita e perché fa parte della vita.

Daniela e Lorenzo sono cresciuti in realtà opposte, che però hanno comunque influito sulle loro scelte e sulla loro relazione; Ismael cerca di sopravvivere a una situazione difficile e ne esce con le difese altissime, che in pochi sanno superare; Gabriele convive con l’afasia e spesso deve lasciare che siano i gesti a comunicare i suoi sentimenti e le sue delicatezze (personaggio preferito, lo ammetto). E poi c’è Greta, che si intrufola nel gruppo proprio come fa il lettore e che combatte con la depressione giorno dopo giorno.

Greta aveva lasciato la stazione abbandonata con una brutta sensazione alla bocca dello stomaco. Non era riuscita a fare nemmeno una foto alla ferrovia abbandonata perché si era fatta distrarre dal bagliore del fuoco che aveva visto in una delle finestre e poi dalla musica che si diffondeva in tutto lo stabile e nelle immediate vicinanze.

Non mancano i temi che si possono trovare in tutti i romanzi contemporanei scritti dall’autrice: la crescita, com’è ovvio, ma anche le difficoltà in famiglia, la salute mentale, la ricerca dell’identità, le relazioni queer, il contrasto fra le aspettative delle persone e ciò che si vuole dalla propria vita. E, come sempre, niente è fuori posto, nessun messaggio viene imboccato al lettore, niente viene trattato senza la necessaria sensibilità e attenzione. I temi sono lì, ma fanno parte di un tutto ben orchestrato, perfino in meno di centocinquanta pagine.

«Coraggio» disse Lorenzo, guardandoli a uno a uno. «Era quello che sognavamo da ragazzi, no? Essere grandi

Una delle parti che ho trovato più reali e vivide è il modo in cui i personaggi cambiano in età adulta e, di conseguenza, come cambiano i loro valori e i loro obiettivi. Come questo, più degli eventi improvvisi e traumatici, finisca per modellare le loro relazioni e il modo in cui si cercano o si respingono. Restano loro, ma nel frattempo gli è successa la vita, e mi piace che sia possibile leggerlo fra le righe.

Era quello che aveva attirato Greta dal primo momento: la sensazione di unione, di quel tipo di amicizia che vedeva alla TV.

Consigliato a chi ama i romanzi di formazione, le storie queer e le famiglie scelte. A chi ama le atmosfere dolci-amare, le malinconie, i legami che nascono dalle difficoltà e si dimostrano a volte forti, a volte terribilmente fragili. A chi vuole farsi scaldare il cuore, ma anche a chi non ha paura di farsi strapazzare dall’autrice, per poi chiudere il libro e capire che ne è valsa la pena.

“Il sole a domicilio” di Angela Longobardi

Non è un mistero quanto io ami la scrittura di Angela Longobardi, e sono abbastanza fortunata da leggerla in anteprima ogni volta che si mette a scrivere una nuova storia. Per “Il sole a domicilio”, pubblicato questo dicembre 2020, non è stato diverso, e stringerlo finalmente in mano nella sua forma finale è davvero una gioia. Proverò a parlarne in modo più obiettivo possibile in questo mio parere, ma avverto che queste sono le premesse della mia recensione.

Trama:
Chiara è una scrittrice famosa, sui social ha migliaia di follower e una vita apparentemente perfetta, ma la verità è che non esce di casa da cinque anni e non ha intenzione di farlo nemmeno per il ragazzo che un giorno si presenta alla sua porta. Preferisce rifugiarsi nei suoi mondi immaginari e nelle canzoni del suo cantante preferito. Roberto, però, ha tutte le intenzioni di diventare il suo sole a domicilio.


Dalla trama di questo libro ci si immagina una tenera storia d’amore con risvolti piscologici e introspettivi. E tutto questo c’è ma – come per ogni altro libro dell’autrice – niente è come sembra.
Sì, perché il gioco de “Il sole a domicilio” è proprio questo: farti credere di sapere tutto, quando in realtà non sai niente. Un po’ come nella vita vera, insomma, dove questa ignoranza può portare a dolori inaspettati ma anche a incredibili felicità. Ecco, questo romanzo è imprevedibile come la vita, e proprio per questo una delle letture migliori uscite quest’anno.

Leggere e scrivere erano due delle uniche cose che la tenevano letteralmente in vita. Non sapeva nemmeno chi sarebbe stata senza i libri, le storie, i personaggi.
Semplicemente, pensava, non sarebbe esistita.

Un tema che mi sta particolarmente a cuore e che viene trattato a mio parere molto bene è proprio quello delle storie. Chiara, la protagonista, scrive e legge per vivere (in senso letterale), ma vive per le storie anche in modi più profondi. A tratti, le storie sembrano tutto ciò che le resta. La sua immaginazione è la fortezza che la protegge dai dolori del mondo, nel bene e nel male, ma è anche ciò che la tiene a galla in un’esistenza che sembra ostinata nel volerla tirare a fondo.
In questo, la storia parla un po’ di tutt noi. Parla di quando leggiamo per fuggire dalla realtà, ma anche di quando leggiamo per capirla. Parla – se scriviamo – del potere incredibile della nostra creatività.
Non solo, queste pagine sono anche pregne di musica. Dei modi in cui le canzoni a volte sanno parlarci e sembrano scritte per noi, e di come ascoltare una canzone possa avvicinare le persone, connetterle le une alle altre, spiegare ciò che sentiamo e che noi stessi non sappiamo spiegare.
E di come, in fondo, le canzoni sono altri modi in cui le storie possono parlare alla nostra anima.

Forse, però, preferiva la realtà alla fantasia, per una volta. Preferiva sapere che da qualche parte, dall’altra parte del mondo, ci fosse qualcuno che si sentiva come si sentiva lei.

Ma veniamo alla sostanza. Il romanzo ruota attorno a Chiara, come detto, scrittrice affermata sui social (e non), che sembrerebbe avere tutto, ma che in realtà combatte ogni giorno la sua guerra personale con la depressione e l’ansia. E proprio su questi aspetti voglio soffermarmi per parlare meglio della caratterizzazione di Chiara. La sua sofferenza, il suo desiderio di stare meglio e la sua paura delle difficoltà che la aspettano per farlo… tutto è descritto in modo eccellente. Senza drammatizzazioni, ma in modo diretto e reale, come sempre vorrei trovare trattati temi così delicati.
Roberto invece è l’opposto: ostinato come il sole che sorge ogni giorno, non ha intenzione di lasciare Chiara da sola e le vuole bene in modo genuino, accompagnandola in un viaggio che – quando tutto viene ridotto all’essenziale – Chiara dovrà fare da sola, perché è della sua salute che si parla.
Ma i personaggi secondari non sono da meno, a partire da Edoardo e Ginevra, che tengono il programma radiofonico preferito di Chiara e che – inconsapevoli – le fanno compagnia nella sua solitudine. Due personalità elettriche in modi molto diversi, a cui ci si affeziona anche nello spazio di poche pagine.
Come sempre, quindi, il punto forte delle storie di Angela sono le persone che le abitano e che le rendono vibranti di vita, con caratteri, sogni, fragilità molto diverse fra loro, ma tutte molto umane.
E i dialoghi sono un riflesso delle diversità dei personaggi, e in ogni scambio fanno emergere le diversità di carattere e le diverse visioni della vita di chi abita queste pagine.

«Vai via, per favore.»
«Ma stai male.»
«Mi passerà, devi solo andare via.»
Chiuse gli occhi, così che almeno non potesse vederlo.

L’ho già accennato, ma lo chiarisco: in questo romanzo non si prendono scorciatoie. L’amore e l’amicizia non guariscono ogni male, non si sta meglio da un giorno all’altro, niente accade fra queste pagine senza motivi ragionati. A tratti, leggerlo è doloroso, commuovente, troppo forte. Ed è questo il bello, perché il libro continua a sorprendere in positivo nei suoi aspetti più difficili così come in quelli più quotidiani.

Sembrava emettere una luce propria. Era come se il sole fosse scappato dal cielo per presentarsi nel corridoio del suo palazzo in periferia.

Consigliato a chi cerca comprensione fra le pagine dei libri e nelle canzoni. A chi sta combattendo una guerra invisibile e vuole sentirsi meno solo. A chi fantastica – forse troppo – per proteggersi dagli urti del mondo. A chi ama le storie che sorprendono.
Insomma, a tutte le persone che hanno bisogno di un po’ di sole a domicilio, visto che siamo stanchi di stare chiusi fra le mura delle nostre case.
Poi c’è il gatto Mono, e solo questo vale una lettura.

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“I segreti tra di noi” di Angela Longobardi

Mentre sul canale mi limito a consigli di lettura, raccontando perché un romanzo di uno scrittore emergente potrebbe piacere tanto quanto è piaciuto a me, qui vi presento delle recensioni vere e proprie (per quanto possa renderle tali la mia esperienza di lettrice). Mi sembra solo naturale iniziare con “I segreti tra di noi”, romanzo d’esordio di Angela Longobardi, uscito il 14 luglio su  Amazon, sia per kindle che in cartaceo.
Ho avuto, infatti, la fortuna di poter leggere il romanzo in anteprima e voglio decisamente averlo fra le fila delle recensioni del mio nuovo blog.
Questa recensione contiene alcuni piccoli SPOILER (se volete un parere veloce e del tutto privo di spoiler, potete sempre guardare il video sul mio canale).


Trama: In un qualunque paesino in un punto imprecisato dell’Italia, una ragazza scompare senza lasciare tracce. Le persone in paese dicono che sia morta e durante la notte di Halloween cinque ragazzi tentano di contattarla tramite una seduta spiritica. Non si aspettano che risponda, ma invece lo fa, costringendoli ad affrontare le conseguenze del loro gesto e, nel mentre, confessare tutti i segreti tra di loro.


Come evidente dalla presentazione, il romanzo potrebbe essere definito di genere sovrannaturale. In realtà, l’autrice riesce ad annodare alla perfezione le caratteristiche del romanzo di formazione – la crescita, il cambiamento, l’accettazione di sé, l’introduzione nel mondo degli adulti – agli aspetti più misteriosi e spettrali della storia.

I giovani protagonisti sono adolescenti come molti altri, in cui è facile riconoscersi. Come la piccola Irene, che apre la storia con le sue ansie per il primo giorno di liceo, ma che presto dovrà affrontare questioni ben più difficili; Levi e Marco, amici inseparabili che rafforzano la loro unione grazie all’amore “non corrisposto” verso i loro interessi romantici; Guadalupe e la sua lotta interiore che la spinge a fuggire, nascondendosi per mesi dai suoi amici; Rebecca e lo sforzo di accettarsi, fatto in passato, e di provare a farsi accettare dagli altri nel presente. Si tratta di personaggi ben dipinti dalla scrittura immediata e scorrevole dell’autrice, con cui si entra presto in connessione, con cui si soffre e si sorride.

Allo stesso tempo, però, seguirli ci immerge in una storia speciale, che alterna ritmi intensi a scene di confronto più diluite, che intreccia presto i problemi del mondo reale all’idea delle questioni irrisolte che rischiano di restare tali per sempre, che racconta di fantasmi veri e di fantasmi dell’anima, quei segreti che non si riescono a esorcizzare perché troppo grandi e troppo importanti.
Non mancano le scene inquietanti, perfettamente filtrate attraverso le paure di Irene, che con il fantasma evocato dai ragazzi instaurerà da subito un rapporto speciale. Né vengono trascurati gli aspetti più romantici della storia, per niente scontati, tratteggiati con la delicatezza che va riservata ai primi amori, con un accento privilegiato al dialogo e al confronto fra i personaggi, che riescono così a sviscerare i loro segreti e a rendere il lettore parte di uno scambio intimo. Le note romantiche, però, non oscurano una delle tematiche più spesso bistrattate da generi come il romance e il sovrannaturale: quella dell’amicizia. Le relazioni che legano i personaggi sono prima di tutto fatte di affetto sincero, di quell’assoluta accettazione che si prova quando si è adolescenti. Né manca l’importante partecipazione della famiglia alla vita di questi ragazzi (famiglie troppo spesso invisibili fra le pagine dei romanzi diretti ai giovani adulti).

Due dei grandi temi del romanzo – e degli aspetti che lo rendono una piccola gemma nel panorama YA, a mio parere – sono quello della sessualità e del genere. Questi due pilastri non definiscono mai il personaggio, non lo esauriscono, ma vengono affrontati con il giusto approccio e non vengono trascurati dall’autrice. Le tematiche LGBT+ (o LGBTQA+ se preferite) sono intrecciate a doppio filo alla trama, perché fanno parte della crescita e, spesso, dei segreti che i personaggi nascondono gli uni dagli altri. Uno dei momenti esemplificativi di queste tematiche è il coming out di Irene, aiutata dall’intervento del fratello Levi, che avviene davanti ad una famiglia che non capisce da subito, ma che non per questo demonizza fino al punto di rottura. Un approccio realistico, che resta però positivo, verso un’esperienza carica di tensioni e di dubbi, descritta in modo molto efficace.

I colpi di scena non mancano e annientano ogni certezza che il lettore si costruisce attraverso le pagine. Non solo per i “piccoli” segreti dei protagonisti, ma anche per quanto riguarda il grande motivo per cui il fantasma entra in profonda connessione con Irene. L’identità dello spirito, che appare quasi scontata per molte pagine, finisce per essere una delle grandi rivelazioni del romanzo. Quando crolla ogni maschera, i ragazzi scoprono che non sono gli unici ad affrontare dubbi e paure, scoprono che alcune debolezze sono umane, scoprono che la loro lotta personale non è l’unica lotta. E crescono anche grazie a queste scoperte.



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