Sono un po’ in ritardo nel parlare di questo romanzo (come per tutti i libri, arrivo sempre ere geologiche dopo) nonostante mi abbia tirato fuori da un blocco terribile che per buona parte dell’anno scorso mi ha fatto leggere poco e a fatica. Il romanzo in questione è “Ocean eyes” di Nicole Londino, pubblicato in modo indipendente nel 2022.
Una storia su cosa significa essere adolescenti queer, che all’inizio inganna un po’ con le sue atmosfere spensierate, ma che ha finito per guidarmi lungo un viaggio difficile ed emozionante.
Trama:
Tra un giro allo skatepark e una maratona su Netflix con la sua migliore amica, le giornate di Linda passano tutte uguali. Avere sedici anni può essere facile – e anche un po’ noioso – se non t’importa di quello che gli altri pensano di te.
Un giorno però Carlotta, l’ape regina del suo liceo, le si siede accanto, sull’autobus. E le cose non sono più tanto facili, né noiose.
Perché a Linda importa, adesso. Di Carlotta, del tempo passato insieme, dei suoi occhi così profondi da non poter distinguere un’illusione dalla realtà. Le importa al punto da rischiare di lasciarsi affogare, in quegli occhi color oceano, per non riemergere mai più uguale a prima.
La storia è raccontata in prima persona da Linda, che ci catapulta subito nei suoi sedici anni con una voce fresca e diretta. All’inizio ci racconta di episodi comuni più o meno a tutti gli adolescenti del mondo: i compleanni, la scuola, le amicizie, la famiglia. Scopriamo così i rapporti tesi con la madre, il legame profondo con suo cugino Simone che le ha insegnato ad andare in skate, e la dinamica con la sua migliore amica Daria.
La Linda all’inizio di questa storia non è interessata a tutto il circo della popolarità e preferisce passare del tempo genuino con le persone a cui tiene davvero. Questa tranquillità verrà stravolta proprio da Carlotta, che viene dalla parte opposta del microcosmo scolastico, con la sua popolarità e la sua bellezza.
La libertà ha un odore. A volte anche un suono. Per me, questo odore è quello del mare; il suono è quello delle ruote che sfregano contro l’asfalto.
Penso ci sia stato un buon lavoro di stratificazione delle protagoniste per cui non sono ridotte al loro archetipo di “ragazza popolare” e “ragazza alternativa” ma vengono esplorate e mostrate a tuttotondo. Sono personagge rese ancora più interessanti dal modo in cui il loro vissuto condiziona l’approccio che hanno una verso l’altra e, in generale, verso gli altri personaggi.
Non sono sempre facili da digerire (Carlotta, guardo te), ma proprio per questo sono verosimili. Non esistono molti adolescenti “facilmente digeribili”, dopotutto, ed è giusto così (come sono vecchia). È un’età di scoperte e trasformazioni, per certi versi terribile da vivere, in cui ci si sente allo stesso tempo al centro del mondo e completamente abbandonati a se stessi.
In più punti ho proprio storto il naso all’atteggiamento di Linda che vede ogni cosa “da ragazze” come una perdita di tempo o all’umorismo fuori luogo in un paio di punti, ma è parte della crescita anche questo e non mi è mai davvero sembrato gratuito o immotivato (insomma, è imbarazzante, ma chi a sedici anni non ha avuto almeno un’uscita di slut-shaming?) Sono ragazze giovani, che avranno momenti di maturità e momenti di… beh, stupidaggine.
Però ho trovato l’arco di Linda davvero bello, se si può usare questo aggettivo nel descrivere un percorso così difficile.
Non me lo spiego, ma con Carlotta la concezione del tempo cambia: diventa sempre tardi troppo presto.
E, per restare in ambito di questioni difficili, i temi del romanzo non sono affatto presi alla leggera. Sì, perché se la storia si lascia leggere in fretta – un po’ grazie alla voce fresca di Linda, un po’ grazie allo stile diretto con cui è stato scritto – non per questo si attraversa con leggerezza. Si parla di depressione, di discriminazione, di scoperta di sé, di crescita. E, come sempre nei romanzi che finiscono per piacermi, si affrontano non solo relazioni di amicizia e romantiche, ma di famiglia, soprattutto per quanto riguarda il rapporto fra Linda e sua madre. C’è, poi, anche quell’indagine dell’adolescenza nelle sue gioie e nelle sue estreme crudeltà che ha sempre il potere di ricordarmi perché non tornerei mai indietro, ma che esercita su di me una certa fascinazione. La vulnerabilità di tutte le personagge è scavata a fondo, vivisezionata, anche in momenti all’apparenza più spensierati come la serata fuori con annesso makeover.
[…] io allo skatepark passavo dall’essere la cuginetta di Simo a Linda.
Linda e basta.
Detto questo, consiglio sempre di fare ricerche su eventuali trigger warning se ci sono argomenti verso cui si hanno particolari sensibilità, anche a costo di spoilerarsi un po’ le storie (qui non li metto proprio perché riguarderebbero principalmente la parte finale del romanzo).
E, parlando proprio del finale senza fare anticipazioni, l’ho trovato adattissimo sia all’arco dei personaggi (tutti, non solo la protagonista), sia per i temi di cui ho appena scritto. Vengono infatti introdotti fra le righe già dai primi capitoli, per diventare sempre più evidenti ed espliciti fino all’epilogo.
Insomma, l’ho trovata una storia che, dietro la sua apparenza fatti di colori pastello, rivela pian piano le sue oscurità.
«Simo, ho solo sedici anni» dico infine. «Ho tutta la vita davanti per organizzare questo viaggio. Però sarebbe bello affrontarlo insieme, non credi?»
Consigliata a chi ama i romanzi di formazione emotivi e intensi, raccontati con uno stile fresco e diretto che non rinuncia alle immagini evocative. Secondo me perfetta per lettorə giovani che vogliono immergersi in storie su scoperta di sé, rapporti complicati e queerness.